L’importanza di essere socio AIPAI

L’importanza di essere socio AIPAI

Valore e significato del testo statutario e regolamentare

Quest’anno si celebra il cinquantesimo anniversario della fondazione di AIPAI. Un traguardo importante per la prima “Associazione Italiana Periti Assicurativi Incendio”, i cui soci fondatori, liberi professionisti e in molti casi legati da un sano sentimento di amicizia, vollero dar vita ad AIPAI sotto la spinta propulsiva del contesto europeo nell’ambito del quale si vedevano già nascere assimilabili associazioni di periti aventi lo scopo precipuo di regolamentare la professione del perito assicurativo. Tale esigenza si manifestava tanto sotto il profilo professionale, quanto sotto il profilo etico e culturale. Cercando sul dizionario il significato di Associazione si legge: “atto di associare o di associarsi” ma anche “unione di più persone che si propongono di perseguire uno scopo comune” o ancora “in chimica, fenomeno per cui molecole semplici fra loro eguali, in soluzione o allo stato gassoso, formano, specialmente con l’abbassarsi della temperatura, molecole relativamente complesse”.  Il perché abbia scelto di proporvi il significato “chimico” di Associazione lo scoprirete continuando la lettura di questo articolo. Avventurandomi nella ricerca del significato di “Associazionismo” ho scoperto che esso rappresenta invece una corrente psicologica secondo la quale si ipotizza che ogni evento psichico complesso derivi da elementi psichici più semplici, i quali sono “associati” fra di loro. Il diritto di Associazione è sancito nella Costituzione Italiana e garantito dall’Art.18 della stessa, a significare che lo stato può creare enti a struttura associativa per il raggiungimento di fini pubblici da cui deriva l’obbligo di associarsi (es. tutela dei consumatori), ma la libertà di Associazione è garantita ai cittadini dello Stato italiano purché i fini non siano vietati ai singoli dalle disposizioni di legge in ambito penale.

Il mio percorso professionale come perito assicurativo iniziò a fine 2009 e contestualmente mi ritrovai immerso nel contesto di quella che sin da subito apparse ai miei occhi la più prestigiosa Associazione peritale italiana; da persona estremamente curiosa, cominciai a tirar fuori dall’archivio dello studio gli annuari, i notiziari e persino la pubblicazione redatta in occasione del quarantesimo anniversario di AIPAI, la cui lettura mi trascinava davvero tanto. Quanta storia, che personaggi, che professionisti e quali obiettivi! Oggi, da Socio effettivo, penso sia davvero utile fermarsi, riflettere e ripercorrere certi passaggi storici della vita della nostra Associazione poiché spesso, presi dalla frenesia e dai ritmi che la vita di oggi ci impone, ci si dimentica dell’enorme valore dell’Associazione oppure, allo stesso enorme valore ci si trova “costretti” a doverne contrapporre altri che derivano da esigenze di diversa natura e che spesso, purtroppo, prevalgono. L’importante valore che riconosco, e sicuramente tutti riconosciamo ad AIPAI è tangibile e lo si può misurare semplicemente tornando ogni tanto sul testo statutario e regolamentare e soffermandosi nella disamina delle norme ivi contenute, per comprenderne ed interpretarne il significato letterale, ma soprattutto le ragioni (ratio) che hanno indotto i soci costituenti alla stesura di norme che riguardano e regolano non solo gli aspetti burocratici e amministrativi, indispensabili per lo svolgimento della vita associativa, ma anche quelli di carattere etico/comportamentale,  dando evidenza delle prerogative e obblighi derivanti dallo status di socio. Oltre agli ovvi ed imprescindibili obblighi finanziari, il socio deve infatti scrupolosamente osservare la norma dell’etica professionale impegnandosi a svolgere la propria attività in regime di libera concorrenza ma con onestà, correttezza, obiettività, indipendenza, imparzialità, competenza, professionalità, riservatezza, trasparenza e dignità (Art.5), pena la sua esclusione dall’Associazione. E qui ritengo opportuno soffermarmi. Dovremmo tutti ricordare questo precetto cui il socio AIPAI è chiamato ad attenersi, perché è proprio qui che il valore di cui si è accennato prima trova la sua massima espressione. Meraviglioso scorgere l’idea dei soci fondatori i quali, in un contesto storico molto movimentato e caratterizzato da eventi che hanno segnato per sempre la storia del nostro Paese, vollero lasciare e riconoscere agli associati la libertà di concorrere in un contesto di libero mercato (visionari direi…eravamo nel 1968!), obbligandoli però a osservare princìpi che vorrei definire, forse impropriamente, universali. Quali allora gli scopi di AIPAI? Soprattutto per i meno anziani come me, privi di una memoria storica dei processi che hanno caratterizzato la vita dell’Associazione, non avendoli vissuti da protagonisti, è fondamentale uno studio approfondito non fine a sé stesso, ma piuttosto critico, del nostro Statuto dal quale derivi la piena consapevolezza dell’importanza che esso riveste.

Ecco quindi che all’Art.3 dello Statuto troviamo gli scopi di AIPAI. Essi sono articolati nei sei punti che seguono e che vorrei ripercorrere:
a) Promuovere i principi dell’etica professionale nello svolgimento dell’attività degli associati vincolandoli alle norme di condotta descritte nel presente Statuto, nel Regolamento e nel Codice del Socio AIPAI.
b) Tutelare gli interessi degli associati e dei clienti utenti sui quali incide la prestazione professionale.
c) Intervenire in congressi, commissioni ed organismi sia pubblici che privati al fine del necessario aggiornamento professionale.
d) Ricercare soluzioni ai problemi legati all’esercizio della professione.
e) Organizzare e verificare la formazione dei Soci anche facendo ricorso ad istituti terzi indipendenti.
f) Garantire nel tempo l’aggiornamento professionale dei propri iscritti a tutela dei clienti.

Partendo dall’ultimo punto e risalendo verso il primo, ritengo di poter interpretare il sentimento comune nel sostenere che AIPAI ha saputo negli anni, magari con qualche elemento di discontinuità, perseguire gli scopi statutari grazie all’alacre lavoro dei vari Consigli Direttivi avvicendatisi nel tempo e, soprattutto, grazie alla viva partecipazione di tutti i soci alla vita associativa. E’ proprio su quest’ultimo punto che vorrei concludere quest’articolo. Sono convinto che, e lo dico da meno anziano, per perseguire lo scopo di cui al punto a) dell’Art.3 sia imprescindibile una concreta, vera, sincera e sentita presenza alla vita della nostra Associazione, attraverso la partecipazione a ogni evento formale, meno formale e aggregativo in genere che AIPAI o suoi soci organizzano.

Rileggendo con attenzione lo Statuto e il Regolamento, non può passare inosservata la norma, contenuta nell’Art. 22, in virtù della quale ogni Socio non deve fare pubblicità della propria attività e competenza e, in particolare non deve esprimere giudizi su altri periti allo scopo di mettere in risalto le proprie abilità presunte o reali. Quale più chiara intenzione di porre tutti i professionisti aderenti ad AIPAI su un piano di uguaglianza? Formale ovviamente, ma sempre di uguaglianza si tratta. È chiaro, e guai se non fosse così, che sul piano sostanziale non si può essere “uguali”, ma sono convinto che solo un rapporto sociale fra pari possa evitare l’insorgere di sentimenti di prevaricazione o eccessiva competizione che riducono la visuale e finiscono con lo svilire l’oggetto sociale stesso, riducendolo in conflitti che spesso si fondano più su incomprensioni personali che su vere problematiche di interesse per la categoria e per la collettività. La partecipazione alla vita associativa ha proprio questo scopo: avvicinare persone che, senza AIPAI, sarebbero rimaste lontane, creare le condizioni ideali per uno scambio di idee, proposte, iniziative per il bene di tutti. Ecco che, tornando alla definizione in chimica di Associazione, mi piace immaginare che tutti i soci rappresentino delle molecole semplici fra loro eguali, e l’abbassarsi della temperatura rappresenti l’abbattimento delle barriere che spesso separano e ci allontanano dal vero significato dell’appartenenza alla nostra Associazione, al fine di giungere a costituire la complessità necessaria che permetta il perseguimento dell’oggetto sociale.

Pensando al futuro, non posso poi non pensare ai giovani: giovani professionisti, uomini e donne, i quali, nell’aver scelto di aderire all’AIPAI, trovano il terreno fertile sul quale coltivare il proprio futuro professionale e personale. Senza rottamare, senza demolire e sgomberare (per usare un termine assicurativo) ma sfruttando invece la conoscenza, la saggezza e la memoria di chi ci ha preceduto, è bene che i giovani si interroghino sul futuro di AIPAI, alla luce delle nuove sfide che il mondo di oggi ci riserva. Da fare ce n’è e anche tanto; basta essere disposti a spendere e a spendersi. Spero che questo breve articolo possa servire a ritrovare quel sentimento di orgoglio e spirito di appartenenza all’Associazione per chi lo ha smarrito, e a rinvigorirlo per chi non lo ha mai perso, in vista del prossimo grande appuntamento del 5 e 6 Ottobre a Torino, per i festeggiamenti del cinquantesimo anniversario di AIPAI, ed in vista delle nuove sfide che già il presente, ma soprattutto il futuro, ci riserva, scrollandosi di dosso ogni connotazione di realtà autoreferenziale che rischia di vanificare tanto lavoro e tanto desiderio di Associazione che ha saputo condurci insieme, nonostante tutto, sin qui.