Aprirsi all’esterno, mantenendo alto il livello di professionalità degli iscritti. A 50 anni dalla fondazione dell’associazione, i periti assicurativi tracciano le linee del futuro sviluppo. Intercettare nuovi business, certificazione, formazione e, soprattutto, meno individualismo e più partecipazione per ribadire la centralità di questa professione.
C’è solo un modo per battere le mani usandone solo una: unirsi con un’altra persona. Un detto zen che sembra calzare a pennello per Aipai, l’associazione italiana periti liquidatori assicurativi, incendio e rischi diversi. A 50 anni dalla fondazione (19 aprile 1968), i soci hanno celebrato il mezzo secolo di storia a Torino, con un programma che ha unito momenti di dibattito e confronto a momenti puramente conviviali. Il 5 ottobre al centro congressi Carlo Biscaretti di Ruffia, si è tenuto il XVIII convegno nazionale Il ruolo di Aipai nel mondo dell’assicurazione rami elementari, moderato da Maria Rosa Alaggio, direttore di questa testata. Una giornata di festa, ha voluto precisare Aurelio Vaiano, presidente di Aipai, che ha sottolineato il valore dello stare insieme, della condivisione, soprattutto per professionisti che hanno un importante ruolo sociale, sia per le compagnie, sia per gli assicurati. Un tema che è stato sot- tolineato anche dai presidenti emeriti. Vittorio Lercari, che ha retto Aipai tra il 2002 e il 2005, ha chiesto meno individualismo, per fare in modo che l’associazione cresca con il contributo di tutti. Inoltre ha lanciato l’idea di costituire un’associazione dei periti pensionati, che nes- suno si senta escluso anche quando non esercita più la professione. Per Mauro Tamagnone, presidente Aipai dal 2005 al 2014, l’anniversario è stata l’occasione giusta per celebrare e fare memoria: prendere tempo per riflettere su ciò che si è stati per capire il futuro, attraverso lo stare insieme. Infine, Francesco Cincotti, che ha preceduto Vaiano dal 2014-2017, ha lan- ciato una voce di speranza e ottimismo per il futuro dell’associazione, ricordando c’è lavoro per tutti, in un mercato che offre infinite opportunità. Per questo, una maggiore proattività dei soci, che metta da parte la conflittualità, può trasformare Aipai in un valore aggiunto per tutti. In questo cammino di crescita associativa si inserisce il lavoro di comunicazione diretto da Marco Valle. Un rinnovato comitato di redazione Aipai è già al lavoro per una pubblicazione dedicata ai primi 50 anni, per ricordare il lungo cammino dell’associazione.
NON C’È FUTURO SENZA FORMAZIONE
Dagli incidenti di Genova e Bologna è arrivato un monito per le assicurazioni e il mondo industriale: c’è bisogno di prevenzione e di professionisti che aiutino a capire il rischio operativo. Massimo Michaud, presidente Cineas, ha ricordato la centralità della formazione per il futuro di Aipai. “I periti – ha detto – conoscono i rischi perché hanno fatto esperienza dei sinistri, per questo sono una competenza imprescindibile da mettere a disposizione delle aziende”. Un concetto ribadito anche da Francesco Napolitano, legale libero professionista: “I periti sono gli occhi, le mani e le orecchie delle compagnie, che nessuna intelligenza artificiale potrà mai superare”. Per i professionisti specializzati nel settore, Cineas punta sul master Expert loss adjuster, dedicato ai professionisti attivi nella gestione dei sinistri di maggior complessità. Un’occasione perché il mondo assicurativo possa mettersi al servizio del mondo industriale.
Quanto al futuro della professione peritale, per Michaud è cruciale sviluppare le life skills per rendersi sempre più prossimi verso gli utenti. I periti di Aipai sono consapevoli della centralità della formazione nella propria professione. Tuttavia, ha ricordato Giuseppe Degradi di Ies, si tratta di un’attività che richiede molto tempo dedicato e comporta anche costi non indifferenti. Per Aipai si tratta di una sfida importante, soprattutto per indirizzare i soci verso nuove opportunità di mercato, dove stanno crescendo i bisogni, dai rischi catastrofali ai rischi informatici. “In Francia – ha detto
Degradi – ci sono almeno cinque società che da sole fatturano più di tutto il mercato peritale italiano. Nel nostro Paese ci sono spazi che non siamo ancora riusciti a occupare, in cui resta centrale il ruolo delle compagnie nello sviluppare nuovi soluzioni assicurative”. Un’evidenza che dimostra quanto sia importante il lavoro che può svolgere Aipai per stimolare le mandanti a offrire nuove soluzioni assicurative, che richiedono nuove competenze. Dalla formazione alla certificazione il passo è davvero breve, ma il rischio è che i periti lo considerino un costoso balzello per la professione. Maurizio Grandi ha ricordato l’impegno di Cersa nel certificare periti assicurativi, security manager e data processor officer. “Serve una rap- presentanza di categoria che dia una scelta politica per mettere in luce questi percorsi virtuosi”, ha detto Grandi. Perché la certifica- zione si affermi autorevolmente nel mercato è inoltre necessario il riconoscimento degli stakeholder, da cui ci si aspetta anche una spinta nell’indicare i bisogni emergenti, come è già evidente con il Gdpr. Tuttavia, la crescita professionale dei periti non sarebbe sufficiente senza una attiva collaborazione con le istituzioni politiche; per questo Nicola Testa ha sottolineato quanto per Colap, sia fondamentale rafforzare il dialogo con il Mise per rivalutare i professionisti senza albo (nel solco della legge 4/2013), a partire dallo sblocco delle 160 pratiche di rilascio di iscrizione per le associazioni professionali senza albo (attualmente 200).
UN MERCATO DA SFRUTTARE
Che il mercato italiano abbia ancora enormi potenzialità è evidente da un dato: nel Regno Unito i periti fatturano 300 milioni di sterline, il triplo del mercato italiano. Un dato che è stato offerto da Malcom Hyde, presidente di Fuedi, la federazione europea delle associazioni peritali, di cui Aipai è membro. Aipai svolge un importante ruolo in Fuedi, visto che ha la responsabilità del Co- mitato catastrofi. Un paradosso, visto che l’Italia non ha ancora nessuna regolamentazione, ma allo stesso tempo ha i massimi studiosi del tema. Dal mercato anglosassone, Hyde ha lanciato un campanello di allarme: l’aggregazione del business in poche società può rappresentare un rischio per i nuovi professionisti. Detto altrimenti, il boom del mercato peritale potrebbe essere un’occasione sfruttata soprattutto da pochi player, a danno dei più piccoli.
LA TECNOLOGIA SFIDA I PIÙ GIOVANI
Rinnovarsi tendendo i piedi ben fermi nella tradizione. Il lavoro dei periti, o meglio “la professione più bella del mondo”, secondo Roberto Cincotti, è un mestiere che si tramanda, come dimostrano alcune vere e proprie dinastie. L’arrivo delle nuove tecnologie e la crescita di nuovi bisogni rappresentano uno scenario stimolante per le nuove generazioni. Sul tema si sono confrontati espo- nenti delle nuove generazioni di periti, Stella Bellini, Francesco Bilotta, Massimiliano Montorsi, Alessandra Trentin, che hanno ostentato sicurezza nell’affrontare le nuove frontiere della professione, con la speranza che un giorno anche i propri figli possa- no innamorarsi di questo lavoro. “Bisogna saper rischiare: ai giovani tocca il dovere di provare le strade nuove, certi che il ciclo della non competenza è morto”, ha detto loro Nadio Delai, presidente di Ermeneia, sottolineando che “l’eredità non garantisce la capacità di affrontare il futuro”.
AIPAI AL BIVIO
Continuare a essere un’associazione di pochi, iperselettivi nell’accettare nuove iscrizioni. O essere selettivi tenendo le porte aperte. Secondo Nadio Delai, Aipai si trova di fronte a questa importante scelta, da cui potrà derivare il futuro dell’associazione stessa. Per Delai, Aipai somiglia alle gilde, le corporazioni che nel Medioevo riunivano i mestieri ad alto valore aggiunto. Secoli fa come oggi, c’è lo stesso pericolo: da una parte l’erosione dal basso, di persone che possono offrire servizi con prezzi al ribasso, oppure l’erosione dall’alto, con committenti che diventano sempre più grandi e forti, tanto da dettare il prezzo di mercato. Per Aipai la scelta sul fu- turo è difficile: essere un’associazione dei molti o dei pochi. Restando pochi, si rischia di essere scavalcati; ma essere tanti vuol dire rischiare di portare dentro persone con bassa professionalità. Il modello indicato dal presidente di Ermeneia è l’Ucimu, l’associa- zione che riunisce le imprese meccatroniche: dopo 25 anni in cui era richiesta solo certificazione, hanno inventato un bollino che distingue i soci che rispettino ulteriori parametri di professionalità. Così si induce a crescere, senza imposizioni.