Uno dei temi di interesse pubblico più dibattuti negli ultimi decenni è quello dell’istruzione in quanto essa riveste un’importanza cruciale per lo sviluppo economico di un Paese.
Numerosi studi hanno infatti rilevato che vi è una stretta relazione fra l’istruzione ed i livelli di sviluppo.
Il cosiddetto “Processo di Bologna” avviato nel 1999 è un percorso di riforma a carattere europeo che si propone di realizzare uno “spazio europeo dell’istruzione” allo scopo di creare un’ampia base di conoscenze di alta qualità per assicurare lo sviluppo economico e sociale dell’Europa, così da rendere la Comunità più competitiva a livello internazionale.
Oggi l’istruzione è considerata un patrimonio collettivo in molti Paesi del mondo e nei Paesi membri dell’OCSE la quota di ricchezza nazionale investita nella formazione è nell’ordine del 6% del PIL.
Ma vediamo cosa vuol dire formazione: il termine deriva dal latino formatio, prendere forma, inteso cioè come processo di apprendimento e crescita personale (senso attivo) ovvero come perfezionamento e crescita di qualcuno (senso passivo).
Uno dei proverbi ricorrenti in riferimento all’apprendimento del lavoro recita “impara l’arte e mettila da parte”, lasciando intendere che una volta imparata, un’arte potesse essere esercitata fino alla fine della vita lavorativa di un individuo.
Concetto statico ovviamente, che deriva dal da un mercato chiuso di una volta, non globale, da un sistema che oggi facciamo quasi fatica a ricordare, data l’enorme accelerazione nello sviluppo tecnologico ed informatico.
Oggi il mercato del lavoro richiede invece sempre maggiori competenze professionali, attitudini e capacità specifiche al punto che gli operatori economici sentono particolarmente forti le esigenze di sviluppo e qualificazione delle professionalità.
Infatti, in un mercato globale dove ormai l’originalità e l’innovazione dei prodotti ha breve durata, ancor più breve nel settore dei servizi, come appunto il nostro, la qualità professionale, raggiungibile solo attraverso un adeguato percorso formativo, rimane l’unica vera risorsa, l’unico vero valore competitivo che permette di distinguersi; in altre parole, l’unico vero valore aggiunto.
Ecco come la formazione professionale può assumere, anzi, assume i connotati tipici dell’investimento ossia dell’attività rivolta all’incremento di beni capitali da impiegare nel processo produttivo e che nel nostro caso, detti beni, sono rappresentati proprio dal capitale umano.
Per testimoniare quanto sin qui trattato, posso confessare che sin dal primo momento in cui decisi di cogliere la grande opportunità di intraprendere la professione del perito assicurativo, capii che mi aspettava un lungo, impegnativo ed indispensabile percorso formativo, dato l’alto livello di specializzazione richiesto, avendo peraltro avuto la fortuna di operare da subito in un contesto a confronto con sinistri complessi sia dal punto di vista tecnico che contrattuale ma anche relazionale.
Consapevole che questo processo si sarebbe sviluppato attraverso due binari paralleli, ossia una formazione di tipo accademico-teorica, mediante la partecipazione a master, corsi, convegni, ecc, ma soprattutto attraverso un processo di formazione pratica sul campo.
Chi legge infatti sa benissimo che nella nostra professione l’esperienza gioca un ruolo fondamentale, rendersi partecipi nel processo di gestione del sinistro sin dalle prime attività fino alla definizione e la liquidazione dello stesso, rappresenta il vero banco di prova per chi approccia e intende svolgere la professione.
Ovviamente il processo formativo non si esaurisce, non ha durata e non ha scadenza, tant’è vero che in ambito formativo si parla sovente di formazione continua (lifelong learning) che ha proprio lo scopo di qualificare e ri-qualificare professionalmente le persone in un mercato del lavoro flessibile che purtroppo raggiunge a volte anche livelli di vera e propria precarietà.
Una formazione continua non si realizza solo attraverso la partecipazione a corsi e convegni ma si realizza anche attraverso canali “informali” quali quotidiani, riviste di settore, pubblicazioni, fiere, mostre e ogni partecipazione ad eventi di ampio respiro culturale.
Nella società e nel mercato di oggi, dove l’accesso alle informazioni costituisce un punto di forza, la vera ricchezza è rappresentata dalle conoscenze e dalle competenze dell’individuo che gli permettano di superare le criticità connesse alla continua evoluzione delle realtà economiche globali attraverso l’adattamento o, se necessario, il riadattamento nel corso della propria vita professionale.
Ritengo infine che alla formazione professionale vada affiancata una formazione (o trasformazione) di tipo culturale ma, soprattutto, è richiesto che la formazione vada intesa come forma mentis, ossia disponibilità alla ricerca, all’ascolto senza preconcetti o preclusioni di sorta, propensione al miglioramento, tutte attitudini che dovrebbero caratterizzare l’intera vita professionale e non di un individuo.