Il controllo tecnico nell’ambito delle costruzioni per la garanzia decennale postuma

Il controllo tecnico nell’ambito delle costruzioni per la garanzia decennale postuma

Marco Valle intervista l’Ing. Maria Francesca Valerio di Asacert.

L’attività di controllo tecnico nel settore dell’edilizia è sempre più frequente e riveste un’importanza fondamentale: le garanzie assicurative, infatti, sempre più spesso vengono rilasciate solo se tale attività è stata svolta e ha dato esito positivo e conforme.
La co-docenza nell’ambito del corso Cineas di 3° livello Expert Loss Adjustment, è l’occasione per approfondire l’argomento con l’Ing. Maria Francesca Valerio, Responsabile Tecnico Ispezioni di Asacert Assessment & Certification, società accreditata da Accredia per le attività di controllo tecnico e verifica del progetto ai fini della validazione. Di seguito, l’intervista rivolta all’Ing. Valerio da Marco Valle.
Che importanza ha il controllo tecnico nel contesto assicurativo?
Ha un’importanza notevole, perché consente di individuare eventuali problematiche e prevenire il rischio di difetti di un’opera. In tal modo il rischio viene normalizzato e riportato entro limiti accettabili, con una fondamentale azione di supporto alle Compagnie nella fase assuntiva.

Qual è la diffusione del controllo tecnico nel mercato assicurativo italiano?
Vi è una sufficiente diffusione, ma solo per quanto concerne ciò che è previsto a termini di legge. Ovvero, la tendenza è quella ad ottemperare agli obblighi minimi previsti dalla normativa, senza estendere l’attività di controllo ad altri aspetti rilevanti, seppur non obbligatori.

E in quello europeo?
Il controllo tecnico al di fuori dei confini italiani è formulato e regolamentato in maniera diversa; anche le procedure seguono iter specifici (ad esempio risulta più agevole svolgere l’attività in corso d’opera). Vi è comunque una discreta diffusione.

Quale collaborazione ottiene un controllore tecnico dall’imprenditore durante lo svolgimento della propria funzione?
Dalla mia esperienza, purtroppo vi è pochissima collaborazione da parte dei costruttori all’attività ispettiva; ciò è verosimilmente legato a una scarsa conoscenza e cultura della figura del controllore tecnico.

Come credi l’imprenditore percepisca il vostro lavoro?
Proprio per i motivi di cui sopra, ho l’impressione che, nella maggior parte dei casi, gli imprenditori percepiscano il controllo tecnico sostanzialmente come un costo aggiuntivo, senza coglierne gli importanti vantaggi.

È più facile per un controllore tecnico operare nell’ambito dell’edilizia privata (civile/industriale) o in quello delle opere pubbliche ?
Personalmente, trovo più collaborazione nella dimensione pubblica: essendovi processi più istituzionalizzati, ed obblighi da cui non si può derogare, c’è maggiore dialogo con gli interlocutori e l’interfaccia risulta più efficace.

Ritieni il controllo tecnico preventivo un ausilio per il costruttore? Se sì, in che termini?
Il controllo tecnico preventivo può certamente rappresentare un ausilio per il costruttore avveduto, perché il più delle volte quest’ultimo non segue le fasi di progettazione  dell’opera; l’attività ispettiva fa sì che eventuali anomalie possano essere rilevate prima della realizzazione dell’opera, con un importante valore aggiunto.

In caso di sinistro, capita che un controllore tecnico venga interpellato? Ci sono margini di collaborazione fra il controllore e il perito assicurativo incaricato?
In caso di sinistro, il controllore può essere interpellato dalla Compagnia Assicuratrice per fornire informazioni (e documentazione a supporto) in merito a quali controlli preventivi siano stati svolti, e con quali esiti. Si tratta di un canale operativo diverso e parallelo da quello tipico dell’attività peritale post-sinistro: difficilmente, quindi, le due figure hanno modo di interagire.

Ritieni fattibile un’attività di Loss Prevention in corso d’opera nel settore delle costruzioni?
Personalmente, facendo una statistica, credo sia difficile: non ci sono infatti numeri e percentuali  di casi tali da poter operare raffronti significativi. La Loss Prevention in quanto tale non è attività di competenza del controllore tecnico, anche se le attività ispettive finalizzate alla ricerca di eventuali elementi di criticità comportano evidentemente un’opera di “prevenzione”.

Quali credi possano essere gli sviluppi futuri dell’attività di controllo tecnico sul mercato nazionale?
L’attività di controllo tecnico è strettamente correlata all’andamento del mercato dell’edilizia e delle costruzioni e – a livello generale – all’andamento complessivo del Paese. E’ quindi naturale che, in un periodo di crisi, il settore rallenti e, con esso, le esigenze di controllo tecnico. Credo quindi che tutto dipenderà da come evolverà la situazione economica nel prossimo periodo, auspicando in una ripresa e in un aumento degli appalti per opere pubbliche.

Il controllo tecnico accreditato è più diffuso oggi rispetto ad anni fa?
Credo sia più diffuso oggi di una volta, perché sino a qualche anno fa era circoscritto a situazioni specifiche e particolari. Attualmente, invece, c’è un’estensione maggiore di questo tipo di attività, anche perché è cambiata la sensibilità delle Compagnie di Assicurazione, che la richiedono non appena viene avvertito il rischio di criticità, che siano interne all’opera o relative al contesto geografico ove la stessa si inserisce. In proposito, fondamentale è che l’assunzione del rischio sia rigorosa e la polizza contenga clausole stringenti: in questo modo si indicano regole precise, che richiedono – e nella realtà determinano – una maggior attenzione e un maggior rispetto delle procedure e delle attività cui adempiere.

È frequente l’attività di controllo tecnico su opere marittime? Quali a tuo avviso le prospettive per il futuro?
Distinguendo l’opera marittima in quanto tale (ad esempio la realizzazione di una diga), da opere che interessano il contorno (ad esempio, il consolidamento di banchine o la riqualificazione di moli), ritengo che la prima tipologia veda ad oggi pochi interventi di controllo tecnico (perché rarissime sono tali in Italia), mentre più frequente è il controllo tecnico sulla seconda tipologia di opere. Una problematica spesso riscontrata quando si interviene nel settore marittimo riguarda la difficoltà di trovare interlocutori esperti e competenti con cui dialogare efficacemente, trattandosi di un mercato di nicchia.

Ritieni opportuna e praticabile l’ipotesi di una due diligence in corso d’opera?
La Due Diligence è l’attività che solitamente precede la fase di acquisto di un immobile. E’ multidisciplinare e comprende un’analisi tecnico-economica dell’opera (legata a stato e qualità). Una Due Diligence in corso d’opera non è solitamente praticata; viene condotta su opere ultimate, anche perché diversamente costituirebbe un’attività ispettiva in continuo.

L’attività di controllo tecnico è svolta secondo precisi accordi e cronoprogramma, o sono possibili accessi “a sorpresa” in cantiere?
Non sono previsti accessi non programmati, anche perché è fondamentale che vi sia un’adeguata preparazione all’intervento, con disponibilità di ogni dato e documento necessario, e l’indispensabile coordinamento dei diversi interlocutori.

Chi paga il controllore tecnico? Sempre e solo l’impresa o vi sono alternative?
Il compenso dell’attività di controllore tecnico è sempre a carico del Committente dell’attività stessa (quindi, generalmente, dell’Impresa, o della Società immobiliare); in casi particolari, l’incarico può provenire – ed essere onorato – dalla Compagnia Assicuratrice, qualora vi siano esigenze di approfondimento specifiche (ad esempio nei casi di aziende insolventi).

Per quanto concerne la classificazione degli organismi ispettivi, come definiresti sinteticamente quello di tipo A?
È una società di terza parte, indipendente e imparziale.

Quali sono le differenze rispetto agli organismi di tipo B e C?
Gli organismi di tipo B e C sono strutture ad hoc, che svolgono attività ispettive su progetti e/o opere specifici. Hanno quindi caratteristiche funzionali al caso particolare, ma non possiedono l’ampio ventaglio di competenze e requisiti dal punto di vista organizzativo e strutturale, tipici degli organismi di tipo A; soprattutto, non hanno la trasversalità e terzietà indispensabili ai fini assicurativi.

Quali sono i criteri di selezione e di formazione di un ispettore tecnico?
Vi sono dei requisiti di ingresso inerenti titolo di studio, relativa specializzazione e iscrizione all’Albo di riferimento; e ulteriori requisiti attentamente verificati. La formazione specifica degli ispettori avviene internamente, attraverso un periodo di affiancamento a tecnici senior esperti.

Chi coordina i vari controllori?
Tre figure principali: il coordinatore del servizio ispettivo, nominato per singola commessa; il responsabile tecnico delle ispezioni e il direttore tecnico.

Nel contesto di un piccolo cantiere, il controllo tecnico può prevedere anche attività utili alla prevenzione?
Il controllo tecnico, se eseguito in corso d’opera, è senz’altro efficace anche in termini di prevenzione, e ciò anche su di un piccolo cantiere. Come già accennato, l’attività fa sì che eventuali problematiche siano segnalate in maniera tempestiva. Va però evidenziato che – per cultura dell’imprenditore e per prassi comune – appare ad oggi consolidata la pratica di ricorrere al controllo tecnico ex-post.

La figura del controllore tecnico può rappresentare un valore aggiunto nel processo produttivo di un’opera?
Certamente, proprio perché l’attività del controllore tecnico consente una fotografia obiettiva della situazione, evidenziando ogni eventuale fattore che potrebbe generare danni e difetti all’opera, ma anche aspetti non conformi o insufficienti ai fini assicurativi.

Anni fa una notissima azienda svedese pretese che uno dei propri punti vendita in Italia fosse certificato nel suo insieme. Ritieni si possa arrivare alla certificazione di qualità di una costruzione in quanto bene unico?
È un obiettivo certamente ambizioso. Attualmente, la pratica è quella di procedere a controlli – e, quindi, al rilascio di certificazioni di qualità – su aspetti specifici e non sull’insieme di un’opera. Il fatto che gli aspetti ed ambiti oggetto di intervento si vadano ampliando sempre più è già molto positivo. Immaginare di arrivare ad una certificazione sul bene unico è certamente complesso: si tenga conto che, per ogni singolo ambito ed elemento, vi sono interlocutori specifici e procedure differenti, con intervento di più controllori tecnici, che verificano conformità e sostenibilità dell’opera sotto profili e con criteri completamente diversi (ad esempio progettuale, esecutivo, energetico, ambientale). Speriamo in ogni caso possa essere un traguardo raggiungibile in futuro.

Concludendo.. sei attualmente docente per il corso Expert Loss Adjustment (E.L.A.) di Cineas, e tratti proprio la materia del controllo tecnico. Quali le tue impressioni sul corso, dopo la prima giornata di lezione?
La mia impressione su E.L.A. è molto positiva: ho riscontrato un’ottima e costante partecipazione da parte dei discenti, e credo questo sia stato reso possibile dalla scelta di un profilo d’aula omogeneo e ben selezionato in funzione dei temi. I presenti hanno manifestato una buona comprensione delle tematiche, con un riscontro positivo per la docente. Ho avuto la sensazione di essere stata utile e di aver trasmesso informazioni e contenuti che hanno arricchito i miei ascoltatori: per questo posso dirmi davvero soddisfatta!