Eventi atmosferici e limiti contrattuali

Eventi atmosferici e limiti contrattuali

Ho trattato, in un precedente articolo, la differenza sostanziale che assume il concetto di “eccezionalità” di un evento atmosferico nell’ambito delle garanzie di valore, rispetto al suo significato in relazione ai sinistri da responsabilità civile: il primo è un criterio definito dalla polizza, per cui è eccezionale l’evento che causa danni a una pluralità di enti.

In caso si voglia sostenere l’eccezionalità di un evento naturale quale esimente di responsabilità, il criterio della pluralità di enti coinvolti non è sufficiente: è necessario fare riferimento ai tempi di ritorno dell’evento fisico, per cui è eccezionale un fatto che statisticamente ha scarsa probabilità di accadere, caratterizzato da vis cui resisti non potest. Vorrei ora approfondire un ulteriore aspetto legato alla liquidazione dei sinistri da evento atmosferico, prendendo spunto da un caso reale che ho affrontato e che brevemente espongo.

Un’attività industriale dislocata in due ubicazioni, A e B, distanti tra di loro circa sette chilometri, è assicurata con unica polizza all risks che prevede un limite per i danni da grandine di 100.000,00 euro. Al verificarsi di una violenta grandinata, con chicchi di grosse dimensioni, subiscono danni rilevanti le coperture in lastre di fibro – cemento, di entrambe le ubicazioni.

Essendo l’entità di tali danni notevolmente superiore al limite, che è unico e riferito alla polizza nel suo insieme e non alle singole ubicazioni, il Perito nominato dalla ditta sostiene che non si sia trattato di un’unica grandinata, ma di due eventi distinti che, succedendosi nel tempo e nello spazio, hanno interessato prima un’ubicazione e poi l’altra: il limite per la grandine è dunque da applicare a ognuna delle due unità. La questione ha un fondamento teorico e pone ai Periti due problemi. Il primo è legato all’analisi del fatto fisico; analisi che risulta complessa in quanto i pluviometri e i radar non rilevano con assoluta certezza la grandine, per cui l’ora esatta di manifestazione degli eventi grandigeni è di difficile determinazione.

Il secondo problema è relativo all’applicazione della polizza al caso concreto, con le conseguenti implicazioni liquidative che questo comporta.

Affrontando il primo dei problemi, i due periti si rivolgevano entrambi a un consulente. Il Perito della ditta produceva dunque la relazione di un noto meteorologo il quale, dopo una breve premessa, arrivava a concludere che l’evento aveva << raggiunto i due siti in momenti differenti: lo stabilimento Ubicazione A è stato interessato dalla forte grandinata tra le 18:14 e le 18:41, mentre lo stabilimento Ubicazione B è stato coinvolto tra le 19:09 e le 19:29>>.

Il Perito della Compagnia, a sua volta si rivolgeva a un Consulente, individuato in un professore universitario di fisica ambientale, il quale descriveva così il sistema di formazione della grandine: <<Il cumulonembo che origina la cella temporalesca è una nube a forte sviluppo verticale. In un temporale frontale il cumulonembo si genera dal sollevamento di masse d’aria calde e umide quando queste vengono investite da masse d’aria più fredde. Queste ultime costituiscono il fronte freddo che avanza nella direzione di sviluppo del temporale. Lo sviluppo verticale della nube si interrompe quando questa raggiunge la tropopausa e si appiattisce in quota formando il caratteristico incudine. Una caratteristica prominente di questi sistemi temporaleschi è la presenza del fronte freddo a raffica basale (gust front) che viene ulteriormente alimentato dalla discesa di aria fredda dal cumulonembo e dalle precipitazioni. Ciascuna cella temporalesca viene alimentata dall’afflusso di aria umida e calda (updraft inflow) richiamata dal basso (moisture layer) e che si muove in direzione opposta alla direzione l’avanzamento e al gust front. Le precipitazioni intense iniziano pochi minuti dopo il passaggio del gust front e possono includere grandinate.>>

Dopo questa premessa, il Consulente del Perito della Compagnia giungeva a concludere che <<l’episodio illustrato, per nella sua complessità, è da ascrivere a un unico quadro meteorologico che ha generato fenomeni di profonda convenzione verticale scaturti in un sistema temporalesco accompagnato da piogge e grandinate. L’asserito sfasamento temporale delle precipitazioni di qualche decina di minuti tra i due siti non è altro che il risultato dell’avanzamento del sistema temporalesco verso ESE.>>.

Il fenomeno è schematizzabile in modo semplice se pensiamo a una coda di vetture e a un Tir che sopraggiunge e tampona l’ultima della fila la quale, a sua volta, tampona quella che la precede e così via fino alla prima. In questo evento a catena, i tamponamenti avvengono in tempi diversi, che sono però parte dello stesso episodio sinistroso. Tutti gli eventi hanno la stessa causa scatenante anche se si sono manifestati in successione temporale.

Chiarito dunque come è avvenuta la grandinata, il secondo problema che i Periti hanno dovuto affrontare è risultato più complesso del primo: si è trattato infatti di calare il fatto fisico, che è stato indagato con metodo scientifico, nelle definizioni giuridiche di un contratto, la polizza, che non definisce con esattezza cosa si debba intendere per “evento atmosferico”: due eventi meteorologici sono da ritenere distinti, per cui danno origine a due sinistri, in ragione della cronologia con cui si manifestano o quando traggono origine da un diverso quadro meteorologico generale?

Lascio al lettore il compito di proporre la propria soluzione al caso da cui ho preso spunto per sottolineare che il compito essenziale dei Periti non è relativo all’analisi o ricostruzione scientifica dei fatti, cosa che nei casi complessi è corretto demandare a specialisti della singola fattispecie, ma all’applicazione delle risultanze di tali analisi alla polizza al fine di giungere a una corretta definizione della pratica: è in questo che si sostanzia la Tecnica Assicurativa che rappresenta la competenza specialistica dei Loss Adjusters.