Risk Management e rapporto fra assicuratori e impresa

Risk Management e rapporto fra assicuratori e impresa

Tavolo intersettoriale Cineas e Corso E.L.A. Expert Loss Adjuster: Risk Management e rapporto fra assicuratori e impresa.
Quanto del valore reale delle coperture assicurative offerte dal mercato viene percepito dall’utenza?

di Marco Valle

Lo scorso 4 Febbraio, nell’ambito di una delle conferenze che caratterizzano l’incontro serale del primo giorno di ogni modulo del Corso Cineas Expert Loss Adjuster (“l’Università della perizia”), Il Prof. Maurizio Catino – Docente c/o Dipartimento di Sociologia Università Milano Bicocca – a mia richiesta di un parere sulle possibili cause e soluzioni della distanza riscontrata fra il valore dei prodotti assicurativi offerti e la percezione che di tale valore ha l’utenza, ha proposto un’interessante analisi del fenomeno dal punto di vista sociologico.
In parallelo, dell’argomento potrà occuparsi anche il Tavolo Intersettoriale CINEAS, nell’ambito delle attività del Gruppo di Lavoro  dedicato al Risk Management. Lo studio potrebbe analizzare l’approccio che il mondo delle imprese mostra nei confronti del concetto di “rischio” e dell’opportunità di trasferire o meno i diversi rischi connessi con la propria attività (con la sola eccezione di quelli di natura imprenditoriale) al mondo assicurativo, che – oggi più che mai – appare in grado di offrire coperture efficaci ed ampie: mi riferisco sia alle garanzie a tutela dei rischi tradizionali (incendio, esplosione, alluvioni, terremoto, inquinamento, furto e simili), sia a quelle per danni da fermo attività, con copertura prestata nelle varie forme in uso sul mercato (L.O.P., M.d.C., ecc..); oltre, naturalmente, alla garanzia di essere manlevati da qualsivoglia azione di terzi per tutto quanto inerente eventuali margini di responsabilità civile in qualità di imprenditori, produttori, commercianti. Con la possibilità anche di trasferire rischi “emergenti” quali Cyber Risk, Responsabilità D&O, ecc..
L’approfondimento preventivo del tema da sottoporre al Gruppo di Lavoro, e un mio precedente personale confronto con il Coordinatore sulla distanza intercorrente fra valore reale e valore percepito del prodotto assicurativo, mi hanno portato a chiedere al Prof. Catino quale fosse la sua opinione in proposito. Il quesito ha dato origine a uno stimolante confronto.
La disamina del Professore è interessante: Maurizio Catino – dopo aver riflettuto, evidenziando che la questione non gli era mai stata sottoposta in precedenza – ha ipotizzato che alla base della problematica risieda una forte “asimmetria informativa” fra mondo assicurativo e utenza. Emergono difficoltà da parte della seconda nell’avere una corretta e piena percezione del valore – e quindi dell’importanza – di disporre di un’adeguata copertura assicurativa a tutela della propria attività (e ci riferiamo in particolare, per quanto di interesse della nostra analisi, al mondo delle piccole e medie imprese italiane, che compongono il più consistente tessuto imprenditoriale del nostro territorio). Fronte la certezza di un costo immediato (il premio della polizza), potrebbe non esservi pari certezza sulla prestazione assicurativa in caso di sinistro, l’unico momento in cui – peraltro – l’utente ha modo di verificarne l’efficacia e la validità.

Alla mia domanda di come tale asimmetria possa essere superata, egli ha individuato – a livello sociologico, senza specifico riferimento al mondo assicurativo – tre possibili macro-soluzioni:

l’esistenza di un brand: in presenza di un marchio “forte”, vi è l’identificazione del brand con un elevato standard qualitativo e di appealing; ciò fa sì che l’utente abbia contezza – e si convinca – del valore del prodotto pur in assenza di dettagliate informazioni tecniche e garanzie specifiche sul livello delle sue prestazioni;

garanzie certe sulle prestazioni del prodotto: ovvero, la presenza di riscontri effettivi sull’efficacia del bene acquistato. Ho osservato come, nel settore che ci riguarda, non sia possibile per il mondo assicurativo fornire garanzie e certezze sull’operatività ed efficacia della copertura di eventi che non si sono ancora verificati e le cui peculiarità e caratteristiche specifiche (ogni volta diverse) sono tutt’altro che prevedibili;

la certificazione da parte di un ente terzo garante, che non abbia un interesse diretto sulla prestazione pattuita e la cui “voce” risulti quindi credibile perché imparziale.

Riflettendo anche su quanto emerso dal confronto con il Prof. Catino e con riferimento ai tre aspetti sopra elencati, ritengo possa essere argomento di notevole stimolo e interesse lo studio di metodi misti applicabili alla prestazione assicurativa, che prevedano la formalizzazione di un protocollo con cui stabilire:

i criteri di presentazione del contratto assicurativo all’utenza: semplicità di consultazione e comprensione della polizza; assenza di elementi che possano dare origine ad ambiguità e dubbi interpretativi;

le modalità e tempistiche di erogazione della prestazione assicurativa in caso di sinistro: ipotesi di cronoprogramma delle attività peritali per sinistri medi e complessi; studio della possibilità di erogazione di anticipi e acconti sull’indennizzo, anche in funzione di specifici Stati Avanzamento Lavori;

– l’eventuale individuazione di un ente terzo che possa all’occorrenza fungere da garante e occuparsi del monitoraggio di situazioni anomale e/o che richiedano particolare attenzione.

L’esperienza ci dimostra che se c’è una garanzia certa che il mondo assicurativo può offrire al mercato, questa è l’istituto della perizia, inteso come corretto adempimento e preciso rispetto delle attività previste dal Mandato in polizza.

E tale istituto può essere a mio avviso ulteriormente rafforzato proprio attraverso la formalizzazione di un cronoprogramma specifico, modulabile in funzione delle diverse situazioni. Periti Uniti (Confederazione delle associazioni italiane dei periti Rami Elementari) potrebbe approfondire questo tema, elaborando e indicando una serie di linee guida affinché ogni aderente (a maggior ragione nel momento in cui il percorso UNI di certificazione e regolamentazione della professione peritale si avvia alla sua conclusione) rispetti il Mandato peritale con etica, rigore, coscienza, competenza e professionalità; il tutto operando con l’indispensabile terzietà e nella consapevolezza di prestare un importante e necessario servizio a vantaggio non soltanto delle parti direttamente interessate (Assicuratore e Assicurato), ma del tessuto sociale in genere, per tutti coloro che – anche per indotto – si giovano del prodotto assicurativo.

Al mandato ai periti in polizza si può quindi pensare di aggiungere un criterio di gestione e svolgimento dell’attività peritale, che – per i casi più complessi – possa essere inquadrato attraverso l’impostazione di un cronoprogramma già nelle prime fasi della procedura, con reciproco impegno dei soggetti coinvolti alla necessaria collaborazione; cronoprogramma naturalmente modificabile in itinere, laddove ne ricorra l’esigenza. Se per la costruzione di un fabbricato, di un complesso industriale, di una grande opera, è possibile ipotizzare e condividere un cronoprogramma lavori, perché non farlo anche nella gestione delle perizia assicurativa per i sinistri medi e complessi? (quelli di frequenza già hanno da tempo tempistiche attese e promesse).

Certamente una soluzione di questo tipo richiederebbe l’impegno delle parti Assicuratrice e Assicurata, e la volontà e capacità del perito / collegio peritale di rispettare le procedure e tempistiche prefissate, con applicazione di variazioni al cronoprogramma solo se effettivamente necessarie e motivate; il tutto per una efficace e costruttiva gestione delle attività, affinché – dal verificarsi dell’evento traumatico, all’erogazione degli anticipi / acconti,  alla definizione conclusiva della pratica con liquidazione dell’indennizzo – decorra un tempo preventivato e dove possibile rispettato, nel pieno interesse del sistema, a totale valorizzazione delle attese dell’Azienda cliente, degli Assicuratori (anche in termini di flussi di cassa), nonché dello stesso mondo peritale, che – occupandosi anche di tale fondamentale aspetto – andrebbe a consolidare e migliorare in modo significativo il proprio ruolo e la propria professionalità.

Una doverosa precisazione: cronoprogramma non significa velocità in assoluto; significa prevedere realisticamente dei tempi e adoperarsi al meglio per cercare di rispettarli. Proprio per questo le tempistiche ipotizzabili non sono assolute o parametrabili secondo criteri standard, ma necessariamente relative e da commisurarsi – di volta in volta – all’importanza, complessità e specificità del caso, tenuto conto di ogni circostanza influente sullo svolgimento del Mandato, di cui – come detto – possono e a mio avviso dovrebbero comunque divenire parte fondamentale.

Concludo: eravamo partiti dalla diagnosi del Prof. Catino riguardante l’asimmetria informativa e le sue possibili soluzioni. Ciò che emerge da questa riflessione è che si tratta sostanzialmente di un problema di fiducia: l’Assicurato deve poter contare sul proprio Assicuratore; quest’ultimo può e deve continuare (perché lo fa da sempre) a garantire e rendere “visibile” la qualità e l’efficacia del prodotto assicurativo. Ecco che diventa importante – se non indispensabile – che vi sia fra le parti molta comunicazione che, per naturale ritrosia, nel mondo dei rischi è poco praticata. Quanti risultati di eccellenza (pensiamo alla gestione dei sinistri terremoto in Emilia nel 2012) avrebbero potuto essere resi maggiormente “visibili”, a tutto vantaggio del fondamentale recupero di fiducia da parte dell’utenza, oltre che a giusta valorizzazione del lavoro svolto e delle prestazioni erogate alla società dall’intero sistema assicurativo!

Marco Valle