Lettera ai Soci

Lettera ai Soci

Cari soci,

È cominciato un nuovo anno.
L’interrogativo che oggi più che mai si pone un libero professionista che opera nel ns. settore, come del resto avviene negli altri, è come rispondere in modo conveniente al nuovo che avanza, separando quelle che possono sembrare mode, spesso destinate anche a rimanere a lungo, da quelle che sono le necessità del mercato.
Non è forse corretto per rispondere far riferimento al passato, ma un’occhiata ai venti anni appena trascorsi, può essere di aiuto per meglio decidere per il futuro ed un’utile informazione per i più giovani che quegli anni non li hanno vissuti.
Molti di Voi ricorderanno gli incontri avuti a cavallo del 2000 in più convegni unitari organizzati con il patrocinio dell’ANIA. In quelle occasioni il messaggio fu quello di unire le forze per creare studi sempre più grandi, in grado di investire importanti risorse per soddisfare le esigenze sempre crescenti del mercato. Fu allora che, forse ancor prima che nelle Compagnie, molti studi professionali avviarono un oneroso piano di riorganizzazione, con i primi importanti investimenti nell’informatizzazione e nacquero i primi “portali” di gestione sinistri.
Si abbondarono quindi le vecchie procedure, i meno giovani non possono saperlo e qualcuno pare non ricordare lo sforzo fatto allora per utilizzare strumenti nuovi, realizzando quanto peraltro già preconizzato nel convegno AIPAI di Sanremo dell’anno 1997 (in allegato, per chi ha voglia di leggerli o di rileggerli, tre articoli che sintetizzano quell’intervento).
Questa strategia è durata sin alle soglie del 2010 quando, cambiando gli uomini, sono lentamente cambiate anche le scelte aziendali, sicchè si è preferito fare un passo indietro, senza comunque tornare al punto di partenza: “grande” non era più bello, meglio mediare. Questo cambio di indirizzo si è concretizzato quando anche buona parte delle Compagnie si sono dotate di un portale, aprendo così la possibilità ad operare, con un ridotto impegno economico, anche a quei pochi studi che prima di allora non avevano trovato conveniente, dar seguito ad un investimento importante per
dialogare via Web con le Mandanti.
Siamo così arrivati al giorno d’oggi, con l’avvio di nuove strategie nella gestione dei sinistri di frequenza, “grande” pare avviarsi ad essere di nuovo bello, da qui l’avvio alle riparazioni in forma diretta (la prima volta che si era parlato di risarcimento in forma specifica era stato per i danni da FE, idea poi abbandonata) o della videoperizia.
Quale suggerimento trarre? Le strategie sono in continua evoluzione, si evolvono con una frequenza prima impensabile, ma non è detto si muovano sempre conservando lo stesso indirizzo.
In attesa che si sviluppino, nel prossimo futuro, e soprattutto per i sinistri di frequenza altre soluzioni, un esempio per tutti il ricorso all’intelligenza artificiale, non resta che seguire con attenzione e con prudenza le indicazioni del mercato utilizzando l’intelligenza naturale quella che i professionisti hanno sempre mostrato di avere, oggi come ieri e ieri l’altro.
L’invito che ci sentiamo di rivolgerVi nella gestione dei sinistri di frequenza, settore più di altri soggetto a continui cambiamenti, è quello di seguire sì il mercato, evitando però di finire, accettando di operare a costi sempre più mortificanti, in situazioni come quelle che in questi giorni stanno venendo alla luce e di cui i media si occupano giornalmente.
Ci riferiamo ai comportamenti di alcuni che per ridurre i costi al di sotto dei limiti tecnici e funzionali, ad esempio quelli delle manutenzioni, hanno fatto delle scelte che pare abbiano determinato in alcuni casi persino il crollo di ponti, o altri che, per economizzare sui i costi dei materiali utilizzati nelle costruzioni, hanno fatto scelte che hanno finito col determinarne il crollo.
Tralasciando chi fa del profitto una ragione del suo modo di agire, accade che, quando si accetta di operare a tariffe ridotte oltre ogni ragionevole limite, per non soccombere sia necessario ridurre al massimo i “costi di produzione”, che per la ns. attività sono prima di tutto quelli dei collaboratori. Ma nel farlo bisogna porre molta attenzione.
Non va infatti dimenticato che le ns. Mandanti investono importanti risorse nel servizio al cliente ed ancora milioni di euro nel pubblicizzarlo, sicché il comportamento di alcuni non deve compromettere un tale sforzo.
Assolutamente quindi da curare la preparazione dei collaboratori e la loro tutela, qui ci riferiamo oltre che alla sicurezza sui luoghi di lavoro anche alle loro retribuzioni, vale la pena ricordare il monito del ns. Presidente della Repubblica quando nel messaggio di fine anno auspicava “occasioni di lavoro correttamente retribuite”.
Ancora meno comprensibile, almeno per noi, la scelta di abbandonare studi peritali con cui si è collaborato per anni con reciproca soddisfazione, in alcuni casi si tratta di studi persino “premiati” per i risultati raggiunti, per affidarsi a strutture diverse, di cui in alcuni casi poco o nulla si conosce, solo perché si dicono innovative.
Comportamenti negligenti nella gestione dei sinistri, come quando si opera in condizioni di subappalto di un subappalto, si configurano nei confronti dei collaboratori come vere e proprie forme di nuovo caporalato; simili comportamenti, oltre che mortificare la professionalità di chi lavora, finiranno col dar luogo ad una sempre più difficile selezione di operatori ed esporre, ove tali condizioni di lavoro dovessero essere percepite all’esterno, il ns settore e le incolpevoli Mandati a forti critiche da parte dei media.
Se un tale comportamento è quello che si intende per “innovativo”, genera in noi più di una perplessità.
Siamo d’accordo nel dire che in generale non è detto che una cosa che costi molto sia per questo di buona qualità. Di contro crediamo che una cosa che costa molto poco, a lungo andare, non potrà dar buoni frutti se non con la “sofferenza” di qualcuno e la sofferenza, protraendosi nel tempo, prima o poi potrebbe finire col dar luogo a problemi per tutti gli attori del processo, quale che sia il loro ruolo, e per i detentori di interesse.
Sarebbe bene che tutti insieme si facesse una riflessione, questo nell’interesse di tutti.
Siamo una compagine di professionisti, oggi ancor più numerosa che in passato, che operano anche in strutture variamente aggregate, di provata esperienza, che appartiene a quella parte di paese che il ns. Presidente, nel già citato discorso, ha chiamato “Italia silenziosa” un’Italia “che non ha mai smesso di darsi da fare” facendo pochi proclami ma molta sostanza. L’invito è quello di continuare ad operare da professionisti, capaci di garantire, più di
ogni altra artificiosa soluzione, equilibrio e certezza del risultato. Per consentirVi di continuare a farlo nel modo migliore possibile questo Consiglio
Direttivo proseguirà anche nel 2020 nel fornire ai Soci, agli Aderenti ed ai collaboratori di studio la migliore assistenza possibile sotto ogni aspetto ma, prima di ogni altra cosa, nella formazione permanente, nella certezza che la preparazione prima o poi finirà col premiare e questo crediamo avverrà quando il mercato e/o il legislatore capiranno che il profitto si consegue anche con la ricerca e nel rispetto della competenza e della dignità
dei professionisti, sia nell’ambito dei sinistri di frequenza che di quelli complessi.
È per questo che pensiamo a breve di lanciare un Patto assicurativo per il paese da monitorare nel tempo, con lo scopo di garantire agli utenti la migliore assistenza possibile, in sintonia con la Mission cui fanno costante riferimento le ns. Mandanti.
Non ci resta a questo punto che augurare a tutti un 2020 sereno, sperando sia foriero di opportunità migliori di quelle dell’anno che ci ha appena lasciati.

Il Consiglio Direttivo di Aipai

 

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