Esempi di incendi da canne fumarie: non sono sempre loro le colpevoli.

Esempi di incendi da canne fumarie: non sono sempre loro le colpevoli.

L’incendio di tetto in legno è una situazione tornata di attualità con l’utilizzo sempre più accentuato di legno e altri materiali combustibili (ad esempio gli isolamenti termici). Quando poi la struttura risulta isolata e/o rivestita in materiale metallico, l’incendio è difficilmente limitabile dai Vigili del fuoco e – salvo casi sporadici – si assiste frequentemente alla distruzione completa della copertura, con gravi danni anche alle strutture sottostanti.
Tra le cause di un incendio in copertura, le canne fumarie sono quelle (non sempre a ragione) maggiormente indiziate.
Come ben noto, la canna fumaria deve essere isolata e separata dalle strutture combustibili che attraversa (tipicamente i solai, gli assiti, l’orditura primaria e secondaria del tetto): purtroppo questo isolamento non sempre viene realizzato con la dovuta cura.
Spesso si assiste ad isolamenti precari (ad esempio isolante legato con filo di ferro, senza alcun fissaggio verticale) destinati a scivolare oppure a deperire, con la conseguenza che la canna metallica, inizialmente protetta, non risulta più isolata, mettendo a contatto parti calde con materiale combustibile, originando pertanto possibili inneschi di incendio.

Fig.1-Difettoso isolamento di una canna fumaria

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Meno frequente, ma pur verificata, è la totale assenza di isolamento, imputabile ad un mancato coordinamento tra diverse imprese, oltre che al mancato controllo da parte delle figure professionali deputate alla sorveglianza dei lavori (tipicamente il D.L.): in questi casi lo scatenarsi di un incendio è solo questione di tempo e legata all’uso del focolare collegato.

Fig.2-Isolamento mancante

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Altra possibile causa di innesco è l’utilizzo di materiali non adeguati nella costruzione della canna (giunzioni inidonee, condotti corrugati etc.).

Fig.3-Condotto non adeguato (e non isolato)
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Gli incendi legati alla costruzione della canna fumaria possono essere ricondotti alle tipologie suddette.
Spesso si parla anche di incendio di fuliggine (interna alla canna) come causa dell’incendio generalizzato.
A mio parere questa è un’imprecisione, atteso che la norma UNI EN 1443 prevede (P.to 6.3.4 – Prevenzione degli incendi che avvengono a seguito del fuoco di fuliggine): “la temperatura massima dei materiali combustibili adiacenti non deve essere maggiore di 100 °C quando la temperatura ambiente è di 20 °C e la temperatura di prova è di 1000 °C per una durata di 30 min”. In proposito osservo che l’incendio di fuliggine è per sua natura, intenso ma di breve durata, solitamente ben inferiore ai 30‘ previsti dalla norma.
In pratica una canna fumaria deve essere costruita per resistere ad un incendio di fuliggine (circostanza che può avvenire ed è ammessa dalle norme, ma non deve provocare un incendio all’esterno della canna fumaria stessa). A tal proposito rammento che i nostri “ vecchi”, nelle case di campagna, per pulire le canne fumarie dalla fuliggine, erano usi a dar fuoco alla fuliggine stessa: ovviamente questo doveva avvenire sotto controllo e senza che ciò comportasse danni all’edificio….
Riporto anche il caso di una canna fumaria ben isolata nella parte calda (quella attraversata dai fumi), ma non isolata nella parte fredda (posta alla base e deputata alla manutenzione): in condizioni normali la circostanza non dà problemi, ma la caduta di fuliggine alla base ed il possibile innesco della stessa possono trasformare la zona fredda in calda e pertanto innescare un incendio. E’ bene pertanto isolare completamente la canna anche nella parte fredda.

Fig.4-Come si nota la zona superiore è isolata; la parte inferiore è priva di isolamento

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Va rilevato infine che la canna fumaria è spesso additata come responsabile certa di un incendio, quando in realtà le cause dell’incendio stesso a volte sono di origine ben diversa o comunque non del tutto accertabili.
Nei casi in cui i danni alla copertura siano molto estesi è arduo accertare l’origine di un incendio con certezza: i tetti ventilati diffondono i fumi caldi in percorsi difficilmente ricostruibili, le fiamme distruggono le tracce, l’intervento dei VV.F. altera la situazione; in questi casi è davvero difficile risalire con certezza alla causa dell’inizio dell’incendio.
Sul punto occorre anche valutare con estrema cautela il rapporto d’intervento dei VV.F.; preliminarmente si osserva che lo stesso è una sintetica scheda statistica e non può essere assunta sic et simpliciter come una perizia volta ad accertare le cause dell’incendio.
Inoltre tale valutazione è sempre effettuata senza alcun contraddittorio con le parti interessate e viene effettuata sulla base di “impressioni” a caldo e/o rilevazioni spesso parziali se non addirittura errate.
Porto ad esempio il caso di un rilevante incendio avvenuto qualche anno fa in Lombardia, in cui i VV.F. avevano attribuito con sicurezza la causa dell’incendio ad una canna fumaria; tra le “prove” era riportata la presenza di fuliggine : “fuliggine di colore non più nero ma biancastro a conferma che questa parte è stata interessata e combusta da una elevata temperatura, tipica conseguenza probabilmente attribuibile ad un incendio scaturito all’interno della canna stessa alimentato dal materiale carbonioso depositatosi durante l’utilizzo”.

Fig.5-Ad un esame chimico, la “fuliggine” si è rilevata calcina (residuo di costruzione).

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Ciò nonostante, a causa dell’errata indicazione dei VV.F. ne scaturirono costosi e lunghi procedimenti giudiziari (penali e civili), al termine dei quali l’ipotesi dei VV.F. non ha trovato riscontro, malgrado questi ritenessero di aver identificato la causa con certezza.

Riccardo Falco